La Spagna e l’ Italia sono i “Climate Looser” in Europa: ora di cambiare strategia
La Spagna e l’ Italia sono i “Climate Loosser” in Europa: ora di cambiare strategia
I leader mondiali e i politici si stanno preparando a partecipare al vertice sul clima COP 28 di fine novembre, che quest’anno è ospitato dagli Emirati Arabi Uniti (EAU), il settimo produttore di petrolio al mondo. Questa è la prima volta che un importante produttore di idrocarburi ospita il vertice globale. Le aspettative sono molto alte, dopo diversi vertici sul clima consecutivi inconcludenti. Almeno 140 presidenti e primi ministri si riuniranno a Dubai per fare il punto sui progressi nella decarbonizzazione e cercare di formalizzare un percorso di crescita economica verde a bassa emissione di gas effetto serra.
Mentre ciò accade, molti paesi, tra cui il Canada, gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, hnno annunciato miliardi di dollari in nuovi progetti Verdi che variano dalla cattura e stoccaggio del carbonio, all’idrogeno verde, al carbon trding e alla riforestazione. Italia e Spagna, d’altro canto, due paesi fortemente colpiti dal cambiamento climatico, stnno ancora cercando di definire una strategia coesa di crescita verde. Questi paesi continuano a tergiversare sula relazione tra le attività umane e mutamenti climatici e subiscono forti pressioni da parte delle industrie nazionali che rifiutano di adeguarsi a un’economia a bassa intensità di carbonio. Così facendo, stanno rallentando l’innovazione e gli investimenti in un futuro a basse emissioni di carbonio.
Spagna-Politica e Olio d’Oliva: Il vincitore delle elezioni presidenziali di luglio in Spagna, il Partito Popolare (PP) ha trascorso gran parte di aprile e maggio conducendo una campagna negando il cambiamento climatico. Durante la campagna, la Spagna ha conosciuto forti ondate di caldo con temperature che si sono spinte verso i 40 gradi Centigradi. Nonostante la vittoria elettorale, il partito PP non ha i numeri per creare un governo. Neppure con il partito di estrema destra Vox, che considera il cambiamento climatico la più grande frode del secolo. La Spagna è a corto di tempo e di acqua mentre la desertificazione nella penisola Iberica accelera. Aprile è stato il mese più secco dall’estate record del 1961. La siccità è diventata regolare in Spagna e secondo l’autorità meteorologica nazionale (AEMET Weather) il 27% del paese è in grave siccità, costando all’economia almeno l’1% del PIL all anno.
Inflazione dell’olio d’oliva: Come influenzano l’economia spagnola e mondiale I mutamenti climatici? Ebbene, la Spagna è il più grande produttore di olio d'oliva al mondo, fornendo il 50% dell'olio extra vergine di oliva globale e generando almeno 3,0 miliardi di euro (3,3 miliardi di dollari) di entrate ogni anno. Nel 2023 la produzione è crollata a circa 620.000 tonnellate, rispetto alla media quinquennale di circa 1,3 milioni di tonnellate all’anno. Secondo l’AEMET, dall’ottobre 2022 le precipitazioni sono diminuite del 25% in tutta la Spagna e del 50% nella maggior parte dell’Andalusia (la più grande regione produttrice di petrolio al mondo), dove le reserve idriche sono diminuite del 70%.
Secondo il Coordinatore delle organizzazioni degli agricoltori e degli allevatori (COAG) spagnoli, la siccità ha devastato i raccolti su 3,5 milioni di ettari (8,6 milioni di acri), ovvero il 60% della Spagna. Gli impatti della siccità si stanno trasferendo ai consumatori di tutto il mondo. A metà aprile 2023, l'olio d'oliva veniva venduto a 5.800 euro (6.400 dollari) per tonnellata, rispetto ai 5.300 euro di gennaio, secondo Baillon Intercor, una società di intermediazione specializzata nell'analisi dell'olio. A gennaio 2022 veniva venduto a 3.500 euro. In Spagna si prevede che la produzione dell’ olio d'oliva diminuirà del 30% nel 2023.
Italia-Dalla siccità alle inondazioni: Per capire appieno l’impatto economico delle mutazioni climatiche in Italia, è utile iniziare con il 2022 poiché quello è stato un anno straordinariamente secco. La siccità del 2022 ha causato aumenti di prezzo tra il 20 e il 50% per il riso arborio, l'olio extra vergine di oliva e la salsa di pomodoro. Questa siccità colpì l’intero paese, comprese le regioni settentrionali solitamente ricche di acqua come il Piemonte, la Lombardia e il Veneto. La ricchezza d’acqua nel nord (il polo agricolo e industriale dell’Italia) ha creato un falso senso di sicurezza idrica e disincentivando gli investimenti per la gestione e lo stoccaggio dell’acqua. La siccità del 2022 è stata considerata la peggiore degli ultimi 70 anni. Il fiume Po, il corso d'acqua più lungo del paese e che si estende per oltre 600 km dalle Alpi al mare Adriatico, si trovava circa 3 metri sotto il suo livello normale Quasi la metà del cibo prodotto in Italia proviene dalla regione del Po, che tra l’ altro e responsabile per il 40% del PIL italiano.
La crisi idrica italiana del 2022 ha avuto implicazioni globali poiché l’Italia è un grande fornitore di prodotti alimentari di alta qualità. L'Italia è il terzo produttore mondiale di pomodoro dopo Stati Uniti e Cina con il 13% della produzione mondiale e il 53% di quella europea, con un fatturato annuo di 4 miliardi di euro. L’Italia è anche il più grande produttore di riso nell’Unione Europea, rappresentando il 58% della sua produzione totale. La siccità Italiana ha contribuito all’inflazione globale abbassando i margini dei produttori alimentari italiani e riducendo il potere d’acquisto dei consumatori globaloi.
Dalla siccità alle inondazioni: All’inizio del 2023, i titoli dei giornali italiani paralvano dei rischi di innondazioni e non piu di crisi idrica. A partire da maggio le pesantissime precipitazioni che hanno colpito l’Italia centrale e settentrionale hanno causato danni senza precedent. In Emilia Romagna, ad esempio, in 36 ore sono caduti 500 mm di pioggia, ovvero il 50% della media annuale. Ciò ha causato circa 10 miliardi di dollari in danni alle infrastrutture e in perdite economiche. Le inondazioni sono state aggravate da diversi mesi di elevato stress idrico, che hanno seccato i terreni e ridotto la loro capacità di assorbire e immagazzinare acqua.
Mentre le regioni del Centro e del Nord Italia gestivano innondazioni senza precedent, a Sud, in particolare la Sicilia, la calda estate è stata caraterizzata da incendi molto intensi. Il 20 luglio, durante l'alta stagione turistica, centinaia di incendi devastanti ardevano in tutta l'isola. I vigili del fuoco italiani hanno riferito di aver lottato per domare 1.400 incendi nel mese di luglio, di cui 650 in Sicilia e 390 in Calabria. Considerato tutto quanto sopra, è’ sorprendente che il governo Italiano guidato dalla Presidente del Consiglio dei MinistriMeloni, tardi a sviluppare una robusta strategia di resilienza climatica. La stessa Presidente Meloni aveva dichiarato a luglio che il “fanatismo ultraecologico” rappresentava una minaccia per l’economia italiana.
Ciò che è scioccante è che in entrambi i paesi i policy maker stanno minimizzando il costo economico causato dai mutatamenti climatici e in un certo senzo stanno “perdendo il treno” degli investimenti globali sulla decarbonizzazione.
Conclusioni: I politici e le imprese italiani e spagnoli continuano a negare il costo del cambiamento climatico, e cosi facendo stanno ritardando la transizione verso un’economia a minore intensità di carbonio. Così facendo, stanno sprecando miliardi di dollari in pratiche commerciali obsolete, rallentando l’innovazione e gli investimenti che la decarbonizzazione porta in diversi settori.
L’Italia e la Spagna dovrebbero de-politicizzare la tematica ambientale ed investire nella resilienza perche cio portera alla riduzione del rischio e delle vulnerabilità climatiche. Questo puo essere otternuto investendo in tecnologie pulite, crescita verde, e decarbonizzazione. Se cosi facessero, la Spagna potrebbe diventare il principale fornitore di energia rinnovabile del blocco UE, e l’Italia potrebbe sfruttare le alte competenze ingegneristiche e della gestione del rischio per produrre tecnologie sostenibili low cost per tutta l’ Europa, e per diventare paese centro di eccellenza per la resilienza. Time to act!
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